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Ristorante Ratanà

Da dove nasce il nome Ratanà?

Ci siamo ispirati alla figura di Don Giuseppe Gervasini, el pret de Ratanà, prete-guaritore vissuto a Milano a cavallo del Novecento. Nacque qui, nell’allora difficile quartiere dell’Isola-Porta Garibaldi, da una famiglia di osti che gestiva una locanda in via Borsieri.
Figura controversa e difficile da decifrare, rimane nella memoria di migliaia di milanesi come un religioso dal carattere un po’ scontroso ma di animo versato al prossimo, che aiutava e curava con erbe coltivate in giardino.

Nel 2009, Cesare Battisti e Danilo Ingannamorte danno vita al Ratanà con l’idea di farlo diventare il punto di riferimento di tutti gli appassionati di cucina tradizionale milanese moderna, attenta alla qualità delle materie prime, del cibo e del vino, proponendo un menù che interpreta da un lato la tradizione gastronomica della nostra regione, dall’altro l’espressione più libera della cucina contemporanea.

Dal 2012 Cesare Battisti e la sommelier Federica Fabi gestiscono con estro e dedizione la cucina e la sala, creando un’atmosfera che parla di tradizione e modernità, non solo in cucina e nel servizio, ma anche negli arredi e nei numerosi dettagli del locale.  Amici e soci sono Chiara Bersanelli che dal 2012 si occupa di coordinare la parte amministrativa, le relazioni con i dipendenti e la pianificazione della banquettistica e degli eventi, e Marco Fumagalli, dermatologo e consigliere comunale, grande pescatore a mosca insieme a Cesare e appassionato della buona gastronomia.

La Villa e gli interni

Ratanà si trova all’interno della sede della Fondazione Riccardo Catella,  in un edificio storico dei primi ‘900 incastonato nel quadro avveniristico del rinnovato quartiere Garibaldi/Porta Nuova/Isola, tra cui spiccano anche il Palazzo della Regione Lombardia e il Bosco Verticale dell’architetto Boeri, piazza Gae Aulenti e i palazzi di Unicredit.

Gli interni del locale sono frutto di archeologia industriale ed esprimono a pieno la filosofia che sta alla base del progetto Ratanà e il forte legame con il territorio e Milano. L’edificio in passato è stato un deposito delle ferrovie Garibaldi e lo studio di architettura Rga Studio di Milano  degli architetti Giuliano Iamele e Raffaele Azzarelli ha lavorato per mantenerne viva l’anima facendo realizzare gli arredi dal bronzista Bagatti. Le linee essenziali e la scelta dei materiali ferrosi di recupero con cui sono stati creati i tavoli, l’espositore dei vini di 6 tonnellate e parte degli arredi, riprendono quindi le origini dell’edificio, a richiamare la storia del quartiere Isola, a rimarcare quel legame molto sentito tra noi e il territorio.

Il bancone è per noi un grande orgoglio, per la sua unicità e il significato emblematico che porta, essendo stato realizzato con il marmo del Duomo di Milano ritrovato nel laboratorio di un artigiano milanese.
Le lampade “Acquatinta” sono firmate Michele de Lucchi, le sedute sono disegnate da Paola Navone per Gervasoni e la parete frontale ospita l’opera “#0305Palermo” (2006, C – print su plexiglass, cm 180×230) dell’artista Carlo Valsecchi.

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